lunedì 14 aprile 2008


"Il vero viaggio, la vera scoperta
non consiste nello scoprire nuovi territori;
ma nell'avere nuovi occhi"
Marcel Proust



Dice un mistico cristiano: "Affermare Dio è realmente diminuirlo. Dire che Dio è buono, giusto, intelligente, è racchiuderlo in una concezione creata che è applicabile solo alle cose create.
Dal principio, nessuna cosa è, eccetto quello che creiamo con la nostra mente illusoria.
Quando l'Io è illusione, anche tutto ciò che gli viene attribuito deve essere un'illusione, compresi i peccati mortali, i desideri, l'inferno e la terra della felicità.
Nella dottrina dell'illusione, l'immaginazione, o discriminazione è l'ente creatore di ogni genere di mali, quindi, dell'infelicità.
Non appena sorge nella mente l'idea del "mio" e del "tuo", siamo schiavi del nostro karma.
Dichiararsi "atei", oppure "credenti" è cercare di respingere o afferrare con il pensiero qualcosa che non può essere oggettivizzato ed espresso in alcun modo.
Ci si può definire atei solo affermando il dualismo, la contrapposizione con il credere in qualcosa e quindi pensando, quello che non è pensabile.
Buddha non dice che l'Essere è il fondamento ultimo né che non esiste fondamento.
Buddha ci fa vedere che non sappiamo cosa diciamo, che chiediamo per inerzia della mente, per pigrizia nel superare la mera teoria e per paura della prassi: L'ELIMINAZIONE DEL DOLORE.
E' possibile che la definizione di ateo dipenda da una concezione molto particolare della divinità, quale la si intende nelle religioni abramiche o nelle filosofie dell'essere.
Siddhartha rifiuta il Dio dei filosofi e dei teologi, si oppone a che si possa manifestare Dio in qualsiasi modo e giungere a lui come una conclusione (chi può "racchiudere" Dio)?


Francesco Taiyū Gallo