Abbinata a una fetta biscottata e siamo catturati da un disegno animato che ci fa immaginare la Natura ideale nella quale vorremmo perderci e correre felici.
La frase di Anassimandro, pubblicata nell’articolo precedente ci è servita quale piattaforma di riflessione.
Antefatto.
Da qualche tempo, dopo gli incontri di meditazione, al Dojo, durante i momenti di studio, lettura e riflessioni personali, emergevano, animati di vita propria, luoghi comuni, modi di dire, modi di pensare che possiamo riassumere con uno slogan:
"E’ naturale!"
"Naturale" presuppone la visione della Natura come garanzia di autenticità, verità, rifugio.
"Se è naturale mi fido".
"Se lo ha deciso la natura vuol dire che..così deve essere!"
Da questi presupposti o luoghi comuni rassicuranti e rilassanti, decidere involontariamente che "c’è un destino che deve compiersi" è uno di quei luoghi comuni che compaiono nella mente collettiva di un gruppo, come un analgesico e lì restano ben inseriti, assieme ad uno dei tanti virus che vivono nel nostro corpo-mente.
Cerchiamo di osservare queste frasi da altri punti di vista.
Nei tempi "moderni" (moderni per la prospettiva storico-filosofica) la Natura è diventata così silenziosa che Kant pensò che scienza- saggezza, scienza - verità dovessero essere completamente separate.
Abbiamo vissuto con questa dicotomia nel corso degli ultimi due secoli.
Per rispetto e per metodo vediamo di creare il contesto corretto all’interno del quale muovere delle riflessioni, per farlo riportiamo una definizione di "filosofia" dal sito dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici :
"… «filosofia» è senz’altro utile cercare di capire da che cosa essa si distingue (tra l’altro uno dei compiti principali della filosofia è quello di cogliere l’«essenza» delle cose, cioè «ciò per cui le cose sono quello che sono» e si distinguono dalle altre). (…)
la filosofia è stata percepita come distinta dal senso comune.Mentre il senso comune, l’opinione si ferma alla superficie della realtà, si accontenta di fermarsi a come essa appare ai sensi, si arresta dunque al fenomeno (dal greco ψαίνομαι = apparire), la filosofia va oltre l’apparenza, trascende (dal latino trans, al di là di, oltre) il dato, cioè quel che ci sta davanti, ponendosi alla ricerca di ciò che è al di sotto di ciò che appare, della sostanza (dal latino substantia, che sta sotto, che è a fondamento di).La filosofia è dunque diversa dal senso comune e spesso è in polemica con questo."
Antonio Gargano
Introduzione alla Filosofia Greca. Da Talete a Parmenide
Il 600 a.C. Siamo alle origini della riflessione /osservazione dell’uomo su se stesso e sulla natura e che cosa troviamo?
Discepolo di Talete, Anassimandro nacque intorno al 610 a.C. e visse fino al 545 circa. Anassimandro "legge" la realtà e la descrive individuando il principio di tutte le cose nell'apeiron, il non- limitato, l’illimitato, il non-definito.
Da cui la deduzione: Nessuna cosa soggetta a nascita, crescita e morte potrebbe essere principio o causa di ciò che esiste. Le cose, per loro natura, sono limitate, il principio da cui derivano invece è illimitato.
Riportiamo le parole del frammento dell’opera Sulla Natura di Anassimandro, pervenuto attraverso la testimonianza di Simplicio (Phys,24,13;A 9) "Inizio...ed elemento primordiale delle cose è l'infinito...da dove infatti gli esseri hanno origine, ivi hanno anche la distruzione secondo necessità: poiché essi pagano l'uno all'altro la pena e l'espiazione dell'ingiustizia secondo l'ordine del tempo."
Sappiamo bene che non è corretto fare connessioni arbitrarie e prive di metodo tra culture, autori, periodi storici diversi, quindi cercheremo di muovere con cautela il pensiero tra scaffali, corridoi, stanze ed etichette del sapere.
La sezione del Samyutta Nikaya, nota come Messa in Moto della Ruota del Dharma, riporta l’insegnamento delle Quattro Nobili Verità rivolto ai 5 asceti nel Parco dei Daini:
(1)
Monaci! Nascita è sofferenza, vecchiaia è sofferenza, malattia è sofferenza, morte è sofferenza. Essere uniti a ciò che si odia è sofferenza. Esser divisi da ciò che si ama è sofferenza. Non ottenere ciò che si cerca è sofferenza.In breve, l’attaccamento ai 5 agregati è sofferenza. Questa dunque è la Nobile Verità della Sofferenza.
[Samyutta Nikaya LVI, 11]
Continua..........
E. Myōkan Ferrari