giovedì 16 ottobre 2008

Dana


Dono. La prima delle 6 Paramita.

Cominciai a donare come cura.
CORO: per lavarti la coscienza?
Una volta iniziai a donare come fosse un esercizio, per liberarmi dall’attaccamento che si manifestava per ogni cosa: attaccamento agli oggetti, sensazioni, sentimenti, idee; attaccamento a qualsiasi cosa avessi scelto, trovato o preso; era l’attaccamento alle cose che mi piacevano, che si identificavano con il mio modo di sentire. Attaccamento a ciò che mi gratificava, ciò che mi caratterizzava, ciò che avevo conquistato. L’attaccamento al mio tempo, alle mie scelte, i miei impegni, questi erano il mio signor me stesso e resistevano come una fortezza, oltre tutti gli altri. Gli altri stavano fuori.
Di ritorno da un viaggio di 4 mesi in India, nello zaino il volto del Buddha fotografato su una superficie di legno, dono di un indiano, incontrai lo Zen a Rimini e chiesi in pochi mesi l’ordinazione Bodhisattva al Maestro Fausto Taiten Guareschi.
Donare ciò che si possiede (o meglio si ha in prestito per un tempo limitato, ma di questo non si ha la percezione) donare con meticolosa continuità, tutti i giorni, un po’ alla volta, costantemente, senza sconti, con generosità, donare in modo proporzionato, con saggezza, è un esercizio che rischiara la mente, produce uno stato d’animo sereno, chiarisce il senso di possesso.
CORO: Ma come! Allora lo fai per lavarti la coscienza! Per eliminare il senso di colpa! Allora resta un atto egoico volto al tuo miglioramento!
Donare gratuitamente, senza aspettarsi qualcosa in cambio come gratitudine, riconoscenza, ammirazione. Dono come gesto assoluto, semplice, ricco di significato. Dono come porta d’ingresso. Dono come prima delle 6 Paramita, Perfezioni del Bodhisattva. Dono come presupposto per aprire la mente e il cuore senza averne coscienza, come voto.
Se si ha la fortuna di entrare in contatto con l’insegnamento, se si ha la fortuna di incontrare un Maestro del Dharma, ascoltarlo, osservarlo, ebbene si può ben dire di avere un’irripetibile, unica opportunità.
Sarebbe un vero peccato sprecare questa opportunità. Il tempo corre veloce. In breve è già ora di bilanci.
CORO: donare che cosa a chi ?
Donare una parte di ciò che si ha in prestito, che passa per le nostre mani e scorre via, donare una parte di ciò che usiamo per vivere o per distrarci. Donare una parte di ciò che abbiamo meritato con il lavoro, una parte di ciò che abbiamo ereditato, una parte di ciò che abbiamo preso senza merito, quel poco, quel tanto, il frutto della creatività, il frutto dell’inganno. E’ lo stesso. Chi riceve non lo giudicherà, noi non sapremo a che cosa servirà.
Donare a qualcuno che vive di offerte e preghiera, a qualcuno che vive per noi e per l’universo intero. C’è qualcuno che vive la sua vita senza possedere il suo tempo, senza fare le sue scelte, senza bisogno di un’ identità che ci esclude, che esclude il resto del mondo
Donare a Fudenji, al progetto di un sogno. Un luogo che resterà sogno per chiunque ci andrà e ci vive. Sospeso tra cielo e terra. Un luogo ideale. Un’idea che si concretizza appena ne varchi la soglia. Battuto dal vento della sofferenza, dispiega le vele del Dharma, issate da mani sapienti, levigate dal freddo e dalla tempesta. La voce che intona il canto del Cuore. La natura si placa. Il calore del gesto che ricrea il mondo: tutto è diverso, tutto è come prima.



Sat pāramitā, (composto di param, "oltre", e ita, "andato") sono le virtù perfezionate dal Bodhisattva, Sono qualità liberatrici perché permettono di riconoscere la natura ultima della mente.

1. Dāna paramita: generosità, disponibilità
2. Śīla paramita: virtù, condotta appropriata
3. KṢanti paramita: pazienza, accettazione
4. Vīrya paramita: energia, diligenza, vigore, sforzo
5. Dhyāna paramita: concentrazione, contemplazione
6. Prajña paramita: saggezza

E. Myōkan Ferrari