giovedì 4 settembre 2008

Tempo di bilanci


L'altra mattina mi sono sorpreso a fare un bilancio di cosa è cambiato nella mia vita da quando siedo in Zazen. Non c'è stato un cambiamento visibile a occhi nudo, non mi sento diverso,ma..... non so come spiegare....Forse devo tornare indietro a più di venti anni fa. Una notte improvvisamente mi svegliai in preda ad un'angoscia incredibile, avevo la netta sensazione di stare per morire, che sarei morto presto, o che tanto prima o poi la morte sarebbe arrivata. La morte era una certezza cosi immanente da farmi rizzare tutti i peli sulla schiena dal terrore. Il fenomeno si è poi ripetuto per diverse notti. Non sapevo che pesci prendere, ero malato? Avevo l'anima in subbuglio, volevo un rifugio, una scappatoia. Cosi ho cominciato a leggere sulla meditazione, libri su libri. E poi le religioni orientali, le teorie sull'immortalità dell'anima.Soprattuto certi libri di guru indiani, che assicuravano che noi siamo immortali descrivendo dettagliatamente cosa ci capita dopo la morte.
Quelle letture mi rassicuravano, mi scaldavano il cuore. Ho cominciato anche leggere manuali di psicologia e ho capito che quelle angoscie notturne erano attacchi di panico. Attacchi che negli anni successivi sono diventati più rari e gestibili, ho imparato a respirare nel modo giusto e alla fine non sono stati più un problema.
Ma avevo sempre la sensazione che stavo rimandando un problema, avevo escogitato dei trucchetti che funzionavano abbastanza bene, ma da qualche parte c'era un gigante, immenso, buio, minaccioso, che prima o poi si sarebbe presentato con tutta la sua forza.
Continuavo le letture sulla meditazione, ma non mettevo in pratica nulla, tutto quel materiale mentale di conoscenze che accumulavo mi serviva solo a mo di salvagente, per poter arginare i dubbi e disagi.
Poi due anni fa l'incontro con lo Zazen. Una mia cara amica mi propose di provare la meditazione al Dojo Zen di Rimini. Ma si, senza pensarci troppo, solo perché questa amica mi aveva assicurato che era una cosa interessate, e siccome tutto quello che faceva lei mi sembrava interessante, ci andai.
Ricordo ancora l'impressione profonda,la fierezza e la solennità del luogo. Ero nel posto giusto, nel momento giusto, non per volonta mia, non so come spiegare, ma perché era giusto essere li in quel momento, inevitabile, forse ero semplicemente pronto a vederlo.E anche adesso che continuo a frequentare il Dojo, che faccio Zazen tutte le mattine, credo che non è una questione di volontà, non è uno sforzo, ma una necessità, inevitabile, al di fuori della mia volontà.Si è vero che dopo aver meditato sto bene, che quindi in qualche modo mi gratifica, ma credo che non sia solo questo il motivo, c'è qualcosa di più profondo e inspiegabile che per il momento io sintetizzo con :"é necessario". Non medito per evitare quel gigante nero che ho intravisto durante gli attacchi di panico, mi pare di capire che la meditazione sia un mezzo per avvicinarlo quel gigante. Mi sa proprio che quel mostro non è un nemico!

Giorgio Girolomini.