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L'epoca della cultura come Bildung viene a fine, e ciò non perché gli incolti prendono il sopravvento, ma perché si fanno visibili i segni di un'età del mondo, nella quale per la prima volta ciò che è degno di essere domandato riapre le porte verso ciò che è essenziale in tutte le cose e in tutti i destini.
All'appello di questa apertura, all'appello dell'operare di questa età del mondo noi rispondiamo se cominciamo a meditare, impegnandoci su quella via che è già stata seguita da quello stato di cose che si mostra a noi nell'essenza della scienza, e tuttavia non solo in questa.
Nondimeno, la meditazione resta qualcosa di più provvisorio, di più paziente e povero di quanto non fosse la cultura, intesa nel senso tradizionale, in rapporto alla sua epoca.
La povertà della meditazione è però la promessa di una ricchezza i cui tesori risplendono nella luce di quell'inutile che non si lascia mai calcolare.
Le vie della meditazione mutano costantemente, a seconda dei punti della via da cui un cammino parte, a seconda del tratto di strada che esso percorre, a seconda dell'ampiezza della prospettiva che, mentre si è in cammino, si apre in direzione di ciò che è degno di essere domandato.
Sebbene le scienze, proprio sulle loro vie e con i loro mezzi, non possano mai penetrare l'essenza della scienza, ogni ricercatore e maestro delle scienze, ogni uomo che percorre le vie di una scienza può, in quanto essere pensante, muoversi su diversi livelli della meditazione e mantenerla vigile.
Tuttavia, anche quando, per un favore particolare, si raggiungesse il grado più alto della meditazione, essa dovrebbe sempre contentarsi di preparare una disponibilità a ricevere quella parola di cui la nostra umanità odierna ha bisogno.
Occorre meditazione, ma non per superare un accidentale stato di perplessità o per vincere la resistenza che si oppone al pensiero. Occorre meditazione, come una risposta che si dimentica di se stessa nella chiarità di un incessante domandare rivolto all'inesauribilità di ciò che è degno di essere domandato, e in forza di cui il rispondere, nel momento appropriato, perde il carattere del domandare e diviene un semplice dire.
Martin Heidegger, Scienza e meditazione, conferenza tenuta a Monaco il 4 agosto 1953
Riccardo Rossi.