mercoledì 2 aprile 2008

Tratto da: Il codice dell'anima di James Hillman


Poiché lo spazio in cui ci aggiriamo è fatto di realtà psichiche che influiscono sulla nostra vita, dovremo ampliare la nozione di ambiente nel senso di una « ecologia del profondo », partendo dall'ipotesi che il nostro pianeta sia un organismo vivente, che respira e si autoregola. Poiché qualunque cosa abbiamo intor­no può nutrire la nostra anima in quanto alimenta l'immaginazione, là fuori è pieno di materia animica. E allora perché non ammettere, con l'ecologia del profondo, che l'ambiente stesso è intriso di anima, animato, inestricabilmente fuso con noi e non già so­stanzialmente separato da noi?La visione ecologica restituisce all'ambiente anche l'idea classica di providentia: l'idea che il mondo prov­vede a noi, bada a noi, ci accudisce perfino. E ci vuole vedere intorno. Predatori, tornado, tafani in giugno sono soltanto frammenti del quadro. Provate a pensa­re a quante cose buone e profumate ci sono, invece. Credete che gli uccelli cantino solo per gli altri uccel­li? Questo pianeta, respirabile, commestibile, bello e piacevole, rifornito e tenuto in ordine invisibilmente, ci mantiene tutti quanti grazie al suo sistema di soste­gno alla vita. Questa sì è cultura.L'« ambiente », allora, sarebbe immaginato, ben al di là delle condizioni sociali ed economiche, al di là di tutto l'impianto culturale, come comprendente cia­scuna piccola cosa che si prende cura di noi ogni gior­no: i nostri pneumatici e le tazze di caffè e le maniglie delle porte e il libro che ho in mano. Diventa impossi­bile escludere come irrilevante questo pezzetto di am­biente a favore di quell'altro che invece avrebbe sen­so, come se si potessero disporre in ordine di impor­tanza i fenomeni del mondo.

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