
La cruda verità della morte.
Dialogo immaginato oggi tra due discepoli vissuti all’epoca del Buddha : Sagātha-Vagga e Nidāna-Vagga.
Sagātha-Vagga (che in Sanscrito significa "protagonisti") è più anziano e cerca di fornire le giuste interpretazioni alle parole del Buddha ed ai suoi insegnamenti.
Nidāna-Vagga (che in Sanscrito significa "causazione") reagisce ai ragionamenti prendendo le difese di una ipotetica Natura che ci ha creato di cui è inutile cercare la causa. Tanto più inutile cercare di opporvisi.
Sagātha-Vagga : La Prima Nobile Verità del Buddha ci annuncia qualcosa che sappiamo ma non vogliamo accettare. Nascita Vecchiaia Malattia Morte sono come una realtà incompiuta, gravata dalla sofferenza.
Nidāna-Vagga : La reazione è volgere lo sguardo dove più ci aggrada, cercando di mantenere l’attenzione occupata nel compiere qualcosa di molto impegnativo e soprattutto molto distante dall’angoscia che ci crea il dolore. La nostra è una corsa verso la vita vissuta nella totale incoscienza o rimozione della morte.
Sagātha-Vagga: Ma ancora più devastante è l’angoscia che ci procura il dolore. Inoltre, le forme del dolore sono innumerevoli. Il contatto con ciò che odiamo, la separazione da ciò che amiamo, il mancato conseguimento dei nostri obiettivi e la sofferenza collegata all’attaccamento ai 5 aggregati. (Forma, sensazione, percezione, Volontà, Coscienza). L’intensità del dolore ha una gamma infinita come quella dei colori, o dei suoni, e arriva ben oltre l’udito o la capacità dell’occhio.
Nidāna-Vagga : Purtroppo, non siamo addestrati a convivere con il dolore e le sue sfumature.
Sagātha-Vagga: A volte non sappiamo nemmeno riconoscerlo, tanto è sottile, diffuso, amalgamato con il resto delle emozioni che lo ricoprono. E allora abbiamo paura.
Nidāna-Vagga : Quando leggiamo la Prima Nobile Verità, ad una prima lettura, ci sembra troppo semplice, poco rivelatrice.
Sagātha-Vagga : Certo! Abbiamo bisogno di emozioni forti come intensi profumi per risvegliare l’attenzione, assolutamente addormentata dalle distrazioni. Il fatto è che non cogliamo l’urgenza di riflettere sulla Verità, la Prima.
Nidāna-Vagga : Rimandiamo la riflessione ad un tempo successivo, futuro!
Sagātha-Vagga : Perché?
Nidāna-Vagga : Perché se la Prima Verità è così semplice vuol dire che c’è qualcosa che non ancora colgo. Sotto l’apparente semplicità si nasconde una rivelazione complessa e arriverà il momento in cui la capirò e capirò anche il resto.
Sagātha-Vagga : Rimandare è comprensibile ma non si è colto un elemento fondamentale: La Prima Nobile Verità richiede una riflessione priva di giudizio. E’ un quadro in cui è ritratto l’uomo e il contesto in cui vive. La vita è ovviamente anche gioia, bellezza, serenità, quiete e queste componenti del vivere non sono escluse dal quadro. Anzi, la consapevolezza della bellezza, il poter vivere la gioia e sperimentare la felicità ci forniscono la misura della loro assenza.
Pausa.
Sagātha-Vagga : La Seconda Nobile Verità ci dice della causa del dolore. (Samudaya Satya). L’insorgere concomitante del dolore è causato dalla brama, che continuamente trova piacere e diletto ora qui ora là.. nel tentativo o necessità di soddisfare i sensi. E poi c’è la brama di esistere e la brama di non esistere.
Nidāna-Vagga : Siamo solo alla Verità Seconda ma già nasce qualcosa nel mio essere, nella mente, nel cuore, o nel mio indotto modo di pensare, quello della società in cui vivo, ed è chiaro! Anche se ancora è solo una reazione, una ribellione: la voglia di uscire da questa gabbia. La vera spiritualità nasce innanzitutto come contestazione, come ribellione, sfida, desiderio di libertà.
Sagātha-Vagga : La vera spiritualità nasce innanzitutto come contestazione, come ribellione, sfida, desiderio di libertà. Se il mondo così come si presenta appagasse tutti i desideri dell’interiorità umana gli uomini non avrebbero mai posto il divino nella loro coscienza, non avrebbero mai sentito il desiderio di un altro mondo. Il desiderio di autonomia e libertà dal mondo e dai suoi conformismi è essenziale al nascere della spiritualità
Nidāna-Vagga : Parli di conversione?
Sagātha-Vagga : La verità di te stesso non te la consegna il consenso sociale, il "si dice", il pensiero comune, ma una sfera più alta dell’essere (o bassa, si tratta di intenderci). La spiritualità, la "fede" nasce da uno strappo rispetto alla massa mondana nella quale siamo immersi, un inciampo, un incidente. Da un certo punto in poi nulla è più come prima. Il plasma nel quale eravamo immersi e che ci difendeva, ci nascondeva, ci nutriva di idee e pensieri, è svanito: siamo soli.
Nidāna-Vagga : Qui dovrebbe nascere la fede? Non mi interessa una fede che fa comodo, anche quando non c’è, allora è un fenomeno come tanti altri, qualcosa di ideologico, di sociologico, di politico, secondo cui Essere credenti significa appartenere a una delle tante lobby che il mondo contiene.
Sagātha-Vagga : Ma posto questo problema della ribellione ne deve seguire un altro. Posto il rifiuto delle falsità, perché di questo si tratta, si pone il problema della Verità. E non sto parlando di una fede assoluta, incapace di vedere, incapace di ascoltare altro che se stessa. La Terza Nobile Verità, nirodha-satya, è la liberazione dalla brama. Estinzione dell’ira e dell’ignoranza.
Nidāna-Vagga : La fede è relativa alla verità e deve essere funzionale alla ricerca e all’incontro con la Verità.
Sagātha-Vagga : La fede infatti è uno strumento, è la Via. L’amore per la Verità è il principio che sta alla base della vera fede. La Verità della Via (mārga satya) in ordine all’estinzione della sofferenza, è il Sentiero, il Nobile Ottuplice Sentiero. Giusta visione, pensiero, parola, azione, sostentamento, sforzo, consapevolezza, Meditazione.
Continua…
Note:
Sagātha-Vagga e Nidāna-Vagga sono due termini che appartengono alla classificazione degli argomenti dei Sutra.
Il Samyutta-nikāya consiste di 5 vagga, suddivise in 56 gruppi minori (samyutta). Ogni vagga è strutturato sulla base di un elemento unificante: Sagātha-vagga (protagonisti), Nidāna-vagga (causazione), Khanda-vagga (gli aggregati), Salāyatana-vagga (i 6 organi di senso) e Mahā-vagga (le 37 pratiche che conducono all’illuminazione).
E. Myōkan Ferrari